sabato 6 febbraio 2010

GIORNO CHE SE NE VA



Alla scuola del sonno
impariamo a morire ogni notte.
Ogni notte gettiamo i panni sporchi
del giorno nella cesta della morte,
per riprenderli, freschi di bucato,
l'alba del giorno dopo.

E' uno strano gioco a rimpiattino,
troppo a lungo insistito,
ma che vorremmo non avesse fine,
anche se ogni giorno che va via,
una parte di noi
rimane sul cuscino.

PAROLE A MIO FIGLIO


Ascolta, figlio,
ricorda le parole di tuo padre.
Tieni stretta la vita,
anche se è un pugno di terra.
Prendi il sentiero dell'Arcobaleno,
ma sia puro il tuo cuore,
Osserva come il sole
danza sopra le foglie,
e non dire che il cielo è uno stranero.
Non ti inganni la nuvola o l'uccello
che al mattino si tuffa nell'azzurro:
cielo e terra, ricorda,
sono la tua famiglia.
Se non mi credi, chiedilo
al tuo stesso respiro,
chiedi ragguagli alla tua carne giovane,
alla fiamma che arde
dentro la tua divisa.
Rispondi col perdono
ai torti dei nemici.
Ama e ti sentirai sempre a casa.
Ogni albero, ogni fiore
ti accoglierà contento alla sua ombra,
ogni vigneto ti darà il suo vino,
ogni campo il suo grano,
come ogni sorgente la sua acqua.
Da' sempre a chi ti chiede,
perchè la grazia abbonda nelle mani
di chi è pronto a donare.
Poi, dividi quel poco che ti avanza,
con le formiche e i passeri.
E se iene e sciacalli rideranno,
senza motivo ti minacceranno,
tu guarda i loro occhi e capirai
come è triste la vita senza amore.